domenica 8 gennaio 2017

Black Tar Road

L'ho visto come materiale di studio per il mio libro Nero come l'Inferno. Volevo documentarmi sulla vita di chi consuma abitualmente eroina e sono capitata su questo film.

Non è un gran bel film, uno di quelli spettacolari che ti fanno fluttuare le farfalle nello stomaco e salire le lacrime agli occhi dall'emozione. Non è neanche particolare; di film indie con canoni stilistici abbastanza standard ce ne sono tanti. Però, se come me sei il tipo che ogni tanto ama darsi una coltellata nello stomaco cinematografica, Black Tar Road fa per te.

  
In una cittadina del sud retrograda e omofoba due donne si innamorano.

La storia è poetica per il suo squallore. Una prostituta che si vende in una piazzola per camion e che si sniffa qualsiasi cosa per dimenticare si innamora di una camionista eroinomane dal passato oscuro.
La loro storia è la storia dell'amore nonostante tutto. Il primo bacio a qualcuno che è importante, che conta qualcosa. Quello che fiorisce ingenuamente nell'occhio placido del ciclone, tra due persone a cui basta guardarsi negli occhi, riconoscersi, baciarsi, mentre il vento fuori, a due passi da loro infuria mugghiando che il mondo fa schifo e non esiste altro.

Heather è rassegnata e la vita le da' ragione. Cerca di trovare un senso al dolore, un senso che non c'è, che Charlie non si illude di trovare nei piccoli gesti con cui vuole farla felice, mentre Heather continua a sperare che in fondo al tunnel ci sia qualcosa di bello, o che almeno il viaggio valga la pena, perché aver incontrato Charlie, per lei, è di per sé qualcosa che ha senso. Continua a sperare che l'eroina alla fine non vinca...

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